Ecco su questo riflettevo questa notte mentre guidavo sul GRA. Riflettevo sulle coppie che si lasciano. Ci sono amori che finiscono lentamente, senza traumi: giornate passate nel silenzio, senza piu comunicare, pochi sguardi bassi fino alla conclusione naturale. Questi amori sono davvero finiti.
Ci sono poi gli amori che finiscono in mezzo a discussioni burrascose, accuse reciproche, voci che si alzano, piatti che volano, slam di porte dietro le spalle, automobili nella notte che sgommano, sportelli che sbattono, telefonate che strillano… Poi il silenzio. Ma qui il silenzio è solo apparente come lo sono i silenzi importanti, d’altronde.
Le coppie che si lasciano cosi, in verità, sono sempre unite dal un filo sottile che si allunga, si accorcia, a volte ti fa toccare anche solo per un attimo per poi allontanarti e poi riavvicinarti… in un gioco continuo marcato dal tempo che passa. Ma non c’è silenzio qui anzi c’è il bisbiglio della risacca nelle notti d’estate quando l’acqua avanza e poi ritrae. Il suono della vita, in fondo. Il suono della marea.
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